Lo hanno chiamato “il Luca Toni” della Prima divisione. Non sappiamo quanto a Salvatore Foti, bomber purosangue del Lecce di Lerda, questa “etichetta” sia gradita. Sappiamo solo che, dopo un passato vissuto con l’abito dell’eterna promessa, sballottato su e giù per lo stivale (da Vicenza a Messina, da Brescia a Empoli, passando sempre per la Sampdoria) adesso ha scelto Lecce per la sua consacrazione definitiva e per quel salto di qualità che, fino ad ora, era sempre mancato. Questione di tempo. E il tempo buono pare proprio sia arrivato. Questione anche di spazio e quello spazio adesso è tutto suo. A Lecce. E non provate a toglierlo dall’undici di base, potrebbe prendersela seriamente. E fa sul serio Salvatore Foti. Arrivato in punta di piedi nell’appendice di mercato estiva, raccolto da Antonio Tesoro che l’ha proposto subito a Lerda per il dopo Corvia.
“Fa al caso nostro, prendiamolo!” – è stata la risposta del buon Franco. E così “Lillo” è arrivato nel Salento, la terra e la squadra ideale per risorgere. Il sole ci riesce benissimo ogni mattina dall’inizio dei tempi e lo sta diventando anche per Foti. Una media goal da paura. Con lui in campo il Lecce è andato sempre in rete e domenica nel 4-2 contro l'Entella è arrivata anche la sua prima tripletta. Importantissima per la sua autostima e per il suo percorso verso la consacrazione definitiva. Nel Lecce ovviamente. Era al sessanta per cento e segnava un goal ogni 30 minuti. Ora con le giuste proporzioni, è al 90 per cento e segna 3 goal in 60 minuti. Una macchina da goal. In area di rigore è un avvoltoio. Guai a lasciare un metro. Lo perdi e ti punisce. Non perdonano i suoi centimetri e la sua testa da geometra dell’area di rigore. I difensori dell’Entella questa notte non hanno dormito granché bene.
Lillo è arrivato a Lecce a titolo definitivo, quindi nessun viaggio verso altri lidi. Il suo futuro è tra Ionio e Adriatico. Tesoro e Lerda hanno creduto in lui e i tifosi l’hanno accolto molto bene e Foti sa quanto sia importante vivere ed allenarsi in un ambiente dove tutti credono in te, ti sorreggono e non ti fanno sentire solo oppure “uno dei tanti”. A Lecce sappiamo come si fa. Lo abbiamo fatto con Chevanton, con Lucarelli, con Di Michele, con Vucinic, con Bojinov. A Lecce si nasce e si rinasce. E tutti vogliono tornarci. Chissà perché. All’occorrenza chiedere all’amico Guido. Quel Marilungo che avrebbe tanto voluto restare a Lecce ma una dirigenza (quella passata, speriamo..) poco incline all’investimento e alla lungimiranza, hanno allontanato dal Salento. Ieri Guido era proprio dietro di me in curva nord e sorrideva come un bambino felice a vedere il suo amico Lillo far impazzire di gioia la curva nord.
Palermitano che non ha mai giocato nel Palermo, legatissimo alla sua Sicilia e tifoso della Samp (chissà se dopo ieri lo è ancora) fidanzato da sei anni con Ambra Bozzo, Foti può diventare il simbolo della rinascita del Lecce e quel serbatoio di tecnica e spettacolo (e non solo) rappresentato da una squadra fatta di piccoli e grandi veterani-talenti. Di ieri e di oggi. Foti, Benassi, Chevanton, Falco, Giacomazzi, Esposito, Chiricò, Melcore, Jeda. Il Lecce non è forte perché ha tanti singoli forti. È forte perché c’è un meccanismo, una serie di fattori che li rende unici. Qui dove una strana alchimia trasforma tutto in oro. Dove il Re Mida è il Via del Mare e al curva nord la parola magica per trasformare undici maglie in undici campioni. Se hai talento qui riesci ad esplodere. A Lecce e non altrove.
Foti è l’ennesima scommessa vinta. Speriamo solo di saperla valorizzare come si conviene e non svenderla al primo offerente, come fatto per altri “metalli promettenti” diventati “oro zecchino”, dove a Lecce hanno lasciato il cuore e bei ricordi, ma anche tanti rimpianti.
scritto da Vito Telesca - redattore leccesidentro.it - Twitter: @vitelesca
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