Appunti di viaggio sparsi dopo Torino-Lecce 2-0
Venerdì sera. Ore 19. Giorno e orario improbabili. Nonostante questo 1500 tifosi giallorossi affollano il settore ospiti di Torino. Ma il Lecce non affollerà l’area di rigore del Torino.
I 90 minuti di Torino sono sembrati la prosecuzione dei 90 di Bologna. 180 minuti in cui il Lecce non si è visto, non ha tirato in porta, nemmeno quando davanti alla porta si è trovato due volte in 180 minuti. Con la differenza che mentre il Bologna di oggi appare ingiocabile, i granata piemontesi hanno davvero fatto una gara piatta e mettendo in mostra ben poco. Classica sfida da zero-a-zero, che classicamente il Lecce ha controllato con facilità fino a quando classicamente ha preso un gol al primo acuto avversario e classicamente non ha trovato contromisure allo svantaggio. In trasferta è successo con puntualità e ripetitività diaboliche. Come se mai scoccasse quella scintilla, più volte vista in casa, capace di rianimarci. Come una delle Povere Creature nelle sale dei cinema in questi giorni. Noi, come quelle Povere Creature, sembriamo male assemblati e incapaci di muoverci nelle avversità del mondo esterno. Bisognosi di tornare fra le mura amiche per ritrovare conforto.
Bologna era stato archiviato come incidente di percorso, direi che Torino si può archiviare come allarme innescato. La classifica pone il Lecce sull'ultimo gradino (per fortuna almeno dall'alto) delle squadre che lotteranno per la salvezza. Con un turno dai risultati sfavorevoli a tutte le invischiate che ci ha mantenuto a galla. Ma un turno molto meno favorevole sulla carta è in arrivo. Al Via del Mare domenica arriva l'Inter con lo scudetto in mano. Dagli altri campi difficilmente arriveranno buone notizie. Servono poveri miracoli per le povere creature giallosse.
scritto da Diego Consales- Caporedattore leccesidentro.it
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