Appunti sparsi dopo Lecce-Fiorentina 3-2
111 secondi. Appena 111 secondo per cambiare il corso di una partita, mutare un terribile abitudine ultimamente consolidata, dare una solida spinta psicologica ad un momento non facile. Ci ha messo 111 secondi il Lecce per uscire dal baratro della gara contro la Fiorentina e respirare l’aria salubre dell’impresa. Quando già tutti dicevamo “ormai va sempre così”, quando già tutti dicevamo “ma non è possibile perdere l’ennesima gara dominata per lunghi tratti”. Ci sono mille immagini segnate sul taccuino di oggi che sono film dell’impresa: l’anomalo saltello della barriera viola che si fa trafiggere dalla punizione di Oudin, i pali e le traverse giallorosse, il diagonale del pareggio fiorentino, il grossolano pasticcio di Falcone che regala il vantaggio ospite, gli occhi afflitti di D’Aversa che guarda il tabellone scandire gli ultimi secondi di gara, Piccoli che salta in cielo per pareggiare, Blin che prende a capocciate il plexiglas per esultare, lo speaker del Via del Mare che sta ancora pronunciando il nome di Piccoli mentre il Lecce si butta all’ultimo assalto, la porta che si scuote da un lato dopo il tiro al volo di Dorgu, la corsa di 30 persone fra giocatori-staff-massaggiatori-fotografi-raccattapalle-pompieri sotto la Nord. Al Lecce serviva una scossa del genere, una vittoria del genere. Qualcosa capace di resettare tutto. Trend, malumori, paure, delusioni del calciomercato. Nulla si cancella per carità (mentre scrivo ho appena sbirciato il gol di Strefezza, impegnato a Terni con la maglia del Como, giusto per farmi scendere una lacrimuccia), ma ora si può cercare di ripartire come dopo una lunga desolante sosta.
scritto da Diego Consales- Caporedattore leccesidentro.it
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