Il 7-0 non è risultato calcistico. E certamente mai lo avevo scritto come risultato di una nostra vittoria. Avevo detto che il Lecce doveva uscire dal buio. Dal buio di quella terribile notte di febbraio e da quello tattico di Crotone. Per farlo forse sarebbe bastato il fascio di luce di una torcia. Il Lecce ha deciso di usare una sorta di raggio fotonico la cui luminosità si è vista a distanzi siderali. E chi era più vicino, ovvero il povero Ascoli, ne ha pagato le più gravi conseguenze rimanendo accecato.
Il 7-0 dei giallorossi riempie oggi le pagine dei giornali e diviene il miglior fast food per chi si ciba di goliardiche immagini sui social. Un risultato clamoroso, roboante, che alimenta statistiche e ricorsi storici. Il “martello” Liverani, che al fischio finale delle partite solitamente va subito a ricordare ai suoi quello che non è andato bene, questa volta passeggia e gongola felice. Si gode lo sguardo felice e incredulo dei suoi. Il rumore di una curva che sogna. Sa bene che ha vissuto la partita perfetta e che, da allenatore, probabilmente mai più otterrà un risultato così.
Il 7-0 di ieri non racconta solo la vena di un reparto avanzato in serata stellare, ma anche la voglia di una intera squadra di non concedere niente di niente all’avversario, di prendersi due ammonizioni anche a gara abbondantemente archiviata pur di non regalare un centimetro. Il Lecce si sceglie la vetrina migliore, quella del recupero durante la sosta di campionato, per mostrarsi a tutti senza più nessun timore. Nessuno sottovalutava i giallorossi, sia chiaro. Ma tutte le squadre che ieri hanno visto mettere in porta 5-gol-5 nei primi 30 minuti (io dico che qualche tifoso ascolano presente al via del mare ne sarà per lungo tempo traumatizzato) ora guarderanno La Mantia&soci con occhio ancora diverso. Lo fa anche la classifica che recita terzo posto, ad un passo dal secondo e un saltello dal primo.
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