La società parli in gioco l'onore dell'intera cittàLECCE - È giunto il momento che la società di via Templari parli, prenda posizione, assuma un preciso impegno davanti all’intera città: non ci saranno atteggiamenti omertosi, non ci saranno coperture, non ci saranno complicità e zone d’ombra. Nei confronti di chiunque e a qualsiasi prezzo. Anche al costo di perdere le posizioni acquisite. Non può e non deve esserci alcun baratto - e di questo, siamo sicuri, è convinto anche il più irriducibile tifoso giallorosso - tra lealtà sportiva e serie A, tra il principio dell’onesta e la ricerca del fine che giustifica qualsiasi mezzo. No, non può esserci baratto. Appare perciò sconcertante, anzi inquietante, la cappa di silenzio che i vertici del Lecce si sono imposti negli ultimi giorni. Di fronte a gravissime accuse - seppur ancora tutte da verificare - che tirano direttamente in ballo tesserati (ex e attuali) o amici vicini ai vertici del club, non è più possibile trincerarsi dietro i “no comment” o scrivere righe di circostanza in scarni comunicati.
È giunto il momento che la società parli. Che prenda le distanze. O, se non può farlo, che ammetta le proprie responsabilità. Lo deve alla città, sempre più amareggiata. Lo deve ai tifosi, delusi e tormentati. Lo deve ai leccesi non appassionati di calcio, trascinati dalla vasta eco dello scandalo a seguire le vicende giallorosse. E lo deve all’attuale squadra impegnata in una avvincente rincorsa per la salvezza sul campo che rischia di essere vanificata proprio dall’alone di incertezza alimentato dai silenzi dei vertici societari.
Ormai non è solo in discussione il futuro del calcio a Lecce, è l’onore della città a essere ingiustamente colpito. Pesantissimo è il danno d’immagine che, anche per colpa dei silenzi e delle omissioni, si sta ripercuotendo sull’intera comunità. Vedere associata Lecce alla più odiosa delle accuse nello sport - comprare o vendere le partite - è un’onta che va al di là dei confini del calcio.
Va bene “metterci la faccia” presentandosi alle partite casalinghe in tribuna. Ma non basta. È giunto il momento di dire con chiarezza e con nettezza che se anche una minima parte di tutto ciò che sta venendo fuori dai verbali, dagli interrogatori, dalle ordinanze di custodia cautelare risponde al vero, sarà la stessa società a chiedere giustizia. Giustizia sportiva e anche giustizia penale. Sarebbe un bel gesto da parte del Lecce. Dimostrerebbe che non c’è assolutamente nulla da nascondere o da omettere. Nulla di cui vergognarsi. Altrimenti, di fronte alla reiterata scelta del silenzio, sia la città in tutte le sue articolazioni a far sentire la propria voce. Sia la città a prendere le distanze e a confermare di essere da serie A.
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