Non è semplice parlare di Michele e Ciro e trovare le parole giuste senza scadere nella retorica. Nel loro caso però, il termine "bravi ragazzi" è quanto di più rissuntivo ci potesse essere. Alla grinta che dimostravano in campo si contrapponeva la riservatezza e la timidezza fuori dal campo. Entrambi molto legati a Lecce, incarnavano quello che un tempo venivano chiamate bandiere. Erano sul serio le nostre bandiere.
Michele era leccese a tutti gli effetti, lo era diventato nel corso delle sue tantissime annate passate con noi. Puntualmente ad inizio di ogni stagione i vari allenatori non lo inserivano tra gli undici titolari, salvo poi doversi ricredere quando a furor di popolo dovevano farlo entrare e non toglierlo più. Le sue sgroppate sulla fascia erano i motivi dominanti di ogni partita e queste venivano accompagnate dal battito del pubblico sui cartelloni pubblicitari.
Al 90' se c'era uno che ancora correva era sicuramente Lorusso.
Dotato di grande corsa era il prototipo dell'esterno di difesa moderno. Sopperiva alla tecnica con la velocità e la grinta. Difficilmente gli sfuggiva l'uomo da marcare.
Ricordo ancora i suoi lunghi capelli al vento e l'incitamento di tutto lo stadio.
Pezzella era un centrale difensivo, elegante e grintoso, ottimo colpitore di testa.
Ricordo che andai lo stesso a Varese nonostante il grande dolore che avevo.
L'atmosfera ovattata di quella partita è qualcosa che mi porto appresso così come gli occhi lucidi di giocatori e tifosi presenti.
Per farvi capire chi era Lorusso vi posto un'intervista di un paio di anni prima del tragico incidente, prima di un derby.
