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Che peccato a San Siro 08:34 - 25 Settembre 2008




E' una piovosa giornata di settembre. Ti ritrovi con gli amici a casa di qualcuno che ha la possiblità di vedere la partita. Lo schema della serata è ben definito: partita, pizza e birra. Una tranquilla serata tra amici, la definiresti. Ma sai anche tu stesso che quella serata, in fin dei conti, tanto tranquilla non è, perchè la tua squadra del cuore, il Lecce, va ad affrontare la discutissima Inter nella "scala del calcio", dove una bolgia attende i tuoi beniamini, che di fronte ai grandi nomi sembrano piccoli e indifesi. Sembrano.
Infatti, non ci metti molto a cambiare idea e prendere coraggio. Bastano una punizione pericolosissima di Zanchetta nei primi minuti, un Lecce messo in campo nel migliore dei modi, un Ardito più che mai arcigno, per farti esaltare, per accrescere l'auto-convinzione che i giallorossi possono far bene, anche a San Siro. Ti rendi conto che, se gioca così per tutti i 90', il tuo Lecce un risultato positivo lo può anche raggiungere. Ma cerchi di non pensarci. Mangi nervosamente la pizza appena sfornata e, con la bocca piena, ripeti tra te e te, che se il tuo Lecce va a racimolare anche un solo punto in quel di Milano, non riesci a contare la miriade di sms- sfottò che moralmente ti senti in dovere di mandare a tutti coloro che amano i colori nerazzurri.
Finisce il primo tempo e parli d'altro. Alla partita provi a non pensarci. Fai di tutto per non illuderti.
Si passa avanti, entrano Quaresma e Maicon; l'Inter è più spigliata, ma i tuoi Ariatti ed Esposito sono praticamente isuperabili a sinistra. "Beretta ha davvero azzeccato tutto" pensi, mentre borbotti, con la paura che qualcuno ti abbia sentito.
Entra Cruz, e i ricordi si moltiplicano. Ma, purtroppo, non sono positivi: l'argentino ha sempre fatto bene contro il Lecce.
L'ansia sale in maniera direttamente proporzionale ai minuti che passano.
Sei consapevole che un punto a San Siro può essere importantissimo per classifica e, soprattutto, per morale.
Ma ad un quarto d'ora dalla fine, svanisce tutto. La pizza che (finchè tutto andava bene) ti sembrava la migliore del mondo, ti va quasi di traverso. Cruz l'argentino, proprio lui, s'è ripetuto: ha ancora segnato contro il Lecce. Ed il fastidio più grande, che ti fa agitare interiormente (anche se cerchi di non dare all'occhio) è provocato dalle grida di felicità che giungono da quei pochi tuoi conoscenti interisti che sono lì con te e, spudoratamente, esultano alla rete interista contro il Lecce. Esultano contro la loro terra, le loro origini, la città nella quale sono nati e hanno vissuto.
Gli ultimi minuti sono giocati per contratto, con Castillo che prova ad impensierire, invano, un Julio Cesar che nel primo tempo aveva respinto magistralmente una bella botta da fuori di capitan Zanchetta.
Finisce la serata e pensi: "le partite da vincere, d'altronde, sono altre".
Ad esempio, quella di domenica: al "via del mare" c'è di scena il Cagliari.

scritto da Antonio Murrone - collaboratore leccesidentro.it
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