Appunti sparsi dopo Roma-Lecce 2-1
- Passano gli anni, i decenni, ma quel Roma-Lecce che fece perdere lo scudetto alla squadra della Capitale viene ancora narrato con sconsolata memoria dai padri ai figli lungo le vie che portano allo stadio e ricordato dai leccesi (segnando 2-3 con le mani) ai tifosi locali fin troppo facinorosi alla fine della notte romana
- Lo Stadio Olimpico č espressione e sintesi del degrado capitale. Una "grande bellezza" che l'incredibile sporco fa passare in secondo piano. Il settore ospiti č lercio in modo inverecondo. Si fa fatica a camminare perch
é le scarpe rimangono incollate a terra. Ci dicono "ci sono stati i tifosi del Betis". Si ma mica 3 ore fa...sono passati 3 giorni...
- Difficile giudicare la prestazione degli uomini di Baroni zavorrati dalle decisioni del mai sereno (con noi) arbitro di origine salentina. La zavorra di giocare in dieci (senza motivo e senza Hjulmand) per tutta la gara e trovarsi rigorosamente sotto di nuovo (senza motivo e senza fallo di Askildsen) a inizio ripresa č fardello che rende poco giudicabile la pur orgogliosa e encomiabile reazione ai pesi dell'Aia.
- Finalmente l'atteso esordio di Umtiti. Baroni lo lancia sul palcoscenico olimpico per diffondere calma olimpica ai giovani compagni. Ovvio non č al top...ma gli sprazzi olimpici ci sono stati. Potrā solo divenire fondamentale.
- Nonostante la sconfitta rimaniamo sulla linea di galleggiamento. Sotto nuove panchine (vedi Verona) scricchiolano. E pensare che paghiamo giā 2 gare su 9 indirizzate da decisioni esterne. Č il calcio italiano. Che rimane come se fosse passato il Betis 4 giorni fa....
i]scritto da Diego Consales- Caporedattore leccesidentro.it
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