In questi giorni di quarantena vado scrivendo ovunque la mia teoria delle astinenze. Ovvero il fatto che il nostro grado di disagio è direttamente proporzionale al numero di astinenze che stiamo sopportando. E fra esse chi scrive e chi legge avrà sicuramente il Lecce. Per noi che siamo leccesidentro non è solo astinenza dai novanta minuti di partita, è proprio una privazione integrale, perché quotidiana. Astinenza dai pensieri che riguardano gioie e dolori dell’ultima gara disputata. Astinenza dall’editoriale tra amici del lunedì. Astinenza da preoccupazioni e speranze per la prossima sfida da preparare. Astinenza dalla ricerca disperata dei biglietti. Astinenza dalla organizzazione delle trasferte (panini, fucazze e birre comprese). Astinenza dai giudizi sulla formazione. Astinenza da urla, cori, imprecazioni verso varie divinità e abbracci in curva.
Ma paradossalmente è proprio questa tipologia di astinenza da non farci minimamente soddisfare dalle folli idee di una ripresa del campionato fra un mese. Folli per il momento che tutta l’Italia e il mondo vivono. Folli nella varie ed eventuali modalità prospettate. Folli nella banale prospettiva statistica di far sospendere di nuovo tutto al primo contagiato su centinaia di giocatori (senza contare allenatori&co.) che dovrebbero disputare non cinque ma più di cento partite rimaste.
Quanto sarebbe più semplice riprendere a fine 2020, o meglio ancora a inizio 2021, esattamente da dove siamo rimasti. Magari in una sognata normalità.
Perche l’astinenza non può essere sedata iniettandoci tutti una dose di follia.
scritto da Diego Consales- Caporedattore leccesidentro.it
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