Apre le ostilità Mancosu, recupera Coda. Esattamente come all’andata. Tante sono state le analogie di Lecce-Benevento con la prima gara della stagione andata in onda ad Agosto. Marcatori, andamento, predominio degli uomini di Liverani, beffa finale. Ma la analogia che più ci interessa è la conferma della iniziale sensazione, che ora è divenuta piena consapevolezza, che il Lecce possa competere a pieno titolo con le big del campionato. Perché il Benevento lo è indubbiamente. E il Benevento per due volte in questa stagione si è chiesto come sia uscito “vivo” dagli scontri contro il Lecce. Ora la cosa più complessa è quella di veicolare nel giusto modo questa consapevolezza. Il Lecce deve ora riuscire a giocare le sue gare con il puro piacere di vivere ad alta quota e poter concorrere a traguardi ambiziosi. Senza però trasformare tutto questo in una ossessione. Un tormento verso un risultato finale.
Dopo la lunga sosta l’1-1 al Benevento, pur beffardo, ci ha poi fatto ritrovare il nostro Lecce. In tutto e per tutto. Esattamente come lo avevamo lasciato. Ed è stato un sospiro di sollievo. Perché la lunga sosta e le pressanti telenovele di mercato avrebbero potuto consegnarci un “giocattolo” trasformato. Basta guardare il risveglio traumatico post-letargo-natalizio di squadre come Palermo e Verona. Abbiamo trovato al suo posto Lucioni a comandare la difesa (se ne farà una ragione il Sassuolo…), abbiamo ritrovato i gol di Mancosu (e la sua esultanza ha forse fatto trapelare le sue intenzioni future…), abbiamo ritrovato l'accecante spettacolo delle giocate di Falco. Abbiamo fatto conoscenza con i piedi educati di Panagiotis Tachtsidis.
Troppe cose positive dopo una pareggio? Forse. Ma era tale il timore di non ritrovare il nostro Lecce che la mancata vittoria passa in secondo piano.
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