In quello che avevamo definito il luogo/stadio/trasferta perfetto per incorniciare il ritorno del Lecce e dei suoi tifosi in serie B, i giallorossi si regalano una notte magica. Una di quelle che ti fanno dire "sogno o son desto?".
Dueazero secco alla prima della classe, alla favorita del torneo. Davanti a 1500 tifosi leccesi impazziti. Che hanno risposto con balli di gioia ai beceri cori della curva gialloblù.
Sia chiara subito una cosa: non è stata una di quelle serate storte che possono capitare anche ad una corazzata come il Verona. E' stata una serata in cui i veneti hanno paradossalmente dimostrato a pieno tutta la loro forza e il valore di una rosa pazzesca. Ma ne sono usciti sconfitti. Perchè hanno prima sbattuto su due muri ieri davvero invalicabili: l'esperienza di Bovo (Pazzini da ieri è ancora più "pazzo") e un Vigorito in versione stuntman (gli attaccanti veronesi gli hanno rivolto alcuni sguardi colmi di incredulità). Perchè hanno poi dovuto subire il talento dell'attacco del Lecce, ieri innescato da un Mancosu in versione onnipotente. Sua la prodigiosa imbeccata con cui ha pregato La Mantia di spingere in porta il vantaggio giallorosso, suo il razzo che ha illuminato il Bentegodi prima di schiantarsi alle spalle del portiere veronese.
Il Lecce ha costruito questa vittoria sulla base di un primo tempo chiuso come sempre senza subire reti (unica squadra di B con zero gol al passivo nelle prime frazioni) e poi ribattendo colpo su colpo a chi era chiamato a rimontare con veemenza. Senza mai rinunciare al gioco, palla a terra dalla difesa. Questa volta senza subire rimonte.
Ora arriva un sosta terapeutica per recuperare forze e gestire una serata come quella di ieri. Perchè ci vuole maturità e qualche gancio per tenere tutti ancorati a terra. Perchè ieri si è volato altissimo.
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scritto da Diego Consales- Caporedattore leccesidentro.it
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