"il 16 novembre 1996 rappresenta una data storica per il movimento ultras giallorosso. quel giorno si gioca palermo-lecce,prima partita in cui verrà esposto lo striscione Ultrà Lecce al seguito della squadra, a testimonianza di un radicale cambiamento all'interno della tifoseria organizzata salentina. principali artefici di tale cambiamento, sono appartenenti ai Pessimi Elementi ed alcuni fuoriusciti dalla Gioventù Giallorossa, gruppo filo-societario,schierata politicamente a destra e portatore di una mentalità antiquata, di cui prenderanno il posto alla guida dalla nord dopo la sua cacciata dalla curva. "Il business non ci comanda,la fedeltà si!" sarà il primo di una lunga serie di striscioni,per uno dei gruppi in italia più prolifici in tal senso, ad indicare la nuova linea da seguire. Il gruppo è costituito da vecchie facce dell'ambiente, a cui presto si affiancheranno tante nuove leve attratte dalla loro mentalità senza compromessi. E la volontà dei fondatori di dare più valore alle azioni e all'impegno di ogni singolo, piuttosto che ai suoi anni di curva,sarà di stimolo per tutti. Gli U.L. si pongono subito in netta rottura con il passato:rifiuto totale di ogni rapporto con la società dell'u.S Lecce,autentica apolicità,conflittualità con le forze dell'ordine,zero contatti della stampa di qualsiasi genere,autofinanziamento e autogestione di tutte le proprie attività. Non un biglietto viene accettato come sostegno delle proprie attività,vengono eliminati i cori per i singoli giocatori,il materiale è stampato in poche copie e ne è controllata la diffusione. Non un intervista o un comunicato viene rilasciato ai media,preferendo sempre striscioni,volantini, e scritte sui muri per veicolare la propria voce. Dinamiche sicuramente condivise in altre realtà italiane,ma raramente comuni ad un'intera tifoseria come a Lecce succede. Un oltranzismo rivendicato come una bandiera da sventolare,che alimenterà subito un'aperta ostilità verso una società,quella della famiglia Semeraro, che prenderà sempre e comunque più di quanto abbia mai dato alla squadra e all'ambiente. Emblema di tale politica, la contestazione alla presidenza giallorossa del campionato 1998/1999. Il lecce è allenato da Nedo Sonetti, giudicato troppo difensivista e malvoluto dall'intera tifoseria,sebbene la squadra non abbandoni mai la vetta della classifica. Le ripetute richieste,cadute nel vuoto, di un cambio d'allenatore esasperano un ambiente già agitato. La contestazione si inasprisce e culmina con un "assalto" alla sede della società e l'esplosione di una bomba all'entrata della Banca del Salento, di proprietà degli stessi Semeraro. Contestazioni ad oltranza, che prescindono a volte dal risultato della partita, in nome di un attaccamento alla maglia ed ai propri ideali, giudicato da alcuni fin troppo esasperato e che porterà ad una frattura con il resto della tifoseria,pronta a dimenticare anni di umiliazioni ogni volta che la squadra riprende quota. E gli Ultra Lecce diventano così un gruppo,per naturale selezione,elitario e compatto, il cui zoccolo duro conta solo su una cinquantina di ultras. Una base attiva e consapevole dei sacrifici che la propria militanza comporta, pronta a pagare le dirette conseguenze delle proprie scelte. Conseguenze giudiziare innanzitutto, per chi vede la propria curva come uno spazio liberato da difendere. Il derby bari-lecce del campionato 1999/2000 verrà ricordato da molti per l'epilogo conseguente. Quel giorno al "San Nicola" a seguito delle provocazioni delle locali F.d.o.,gli ultras salentini rispondono con oltre un'ora di autentica guerriglia:bombe carta e torce contro gli uomini in divisa,ripetute cariche dentro e fuori lo stadio, il tentativo di sfondare nel settore adiacente in una giornata che si conclude senza alcun fermo. Ma la macchina della repressione richiede tempo per attivare i propri ingranaggi e a distanza di sei mesi,con una operazione senza precedenti per quel periodo, la polizia arresta 15 persone con l'assurda accusa di devastazione,che prevede fino a nove anni di condanna. Un episodio emblematico,non isolato, di un'opera di persecuzione protratta fino ai giorni nostri,fatta di denunce immotivate e diffide "preventive" allo scopo di minare l'attività del gruppo che riesce,tra alti e bassi,a rimanere attivo. Trascorrono anni di trasferte interminabili,partenze al sabato sera e ritorni il lunedi mattina,cercando sempre di arrivare a destinazione senza scorta. E si susseguono gli scontri con gli ultras e i reparti mobili di tutta italia:tanti faccia a faccia,sempre improntati a quella lealtà,rivendicata da molti ma non da tutti rispettata. Memorabili gli scontri con granata,bresciani,laziali,romanisti,pescaresi,juventini,vicentini ecc. ecc.:ricordi indelebili nella mente dei protagonisti. E il tempo passa ma non cambia i ribelli della nord che anzi radicalizzano ancor di più,se possibile,le proprie convinzioni. Ultima tappa diquesto percorso la creazione di un unico gruppo in curva. Una decisione forte,basata sulla convinzione che chi si identifica in un ideale non ha bisogno di rivendicarsi in uno striscione come stimolo per andare in trasferta,soprattutto se non ha una presenza attiva allo stadio. E saranno molti i ragazzi che capiti i presupposti di tale scelta confluiranno naturalmente negli ultrà lecce. Un ricambio essenziale per un gruppo falcidiato dalle diffide,che in questi ultimi anni di leggi speciali fioccano, a volte senza neanche una motivazione reale. L'ondata repressiva del dopo-Raciti si fa sentire in modo pesante ridimensionando,come d'altronde in tutta italia,molti aspetti dell'essere ultras. All'obbligo di presentare domanda per l'autorizzazione ad esporre striscioni, la nord risponde con un eloquente "meglio una curva senza colore,che il permesso del questore!", disprezzando quei gruppi che hanno accettato queste assurde disposizioni pur di mantenere gli aspetti più folkloristici del proprio tifo,soprattutto in un momento in cui l'esistenza del movimento stesso èmessa in discussione. "Scusate,non mi lego a questa schiera,morrò pecora nera!" è lo slogan che ha campeggiato per anni al via del mare e che meglio racchiude la mentalità degli "Ultrà Lecce".Ragazzi "senza padroni" , che hanno anteposto il senso d'appartenenza e la fedeltà al proprio gruppo a qualsiasi altro interesse,avendo in cambio le emozioni più forti,le amicizie più grandi,i ricordi più belli.
Uno dei pochi
_________________ PER LA MIA MAGLIA PER LA MIA CITTà,MAI PER QUESTA SOCIETà!
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