TROPPI REGALI ALLA JUVE UN BUON LECCE VA KO
Pesa piu' il rimorso della sconfitta. Perche' a Torino contro la Juve, anche mezza Juve, si puo' perdere, con qualsiasi scarto.
Pesa più il rimorso della sconfitta. Perché a Torino contro la Juve, anche mezza Juve, si può perdere, con qualsiasi scarto. Però non si dovrebbero concedere mai vantaggi ad un avversario tanto forte, potente, quadrato. Il Lecce, invece, ne regala uno grandissimo: consente ai bianconeri di giocare in superiorità numerica praticamente per tutta la partita, tranne un brevissimo intermezzo in avvio di ripresa, nemmeno dieci minuti in totale ma non casualmente i migliori di parte giallorossa.
I conti non tornano? Sì, Diamoutene è stato espulso solo al 23' del secondo tempo e fino a quel punto si era numericamente alla pari. Salvo però dover prendere atto della vistosissima impossibilità per Cozzolino - generoso, disciplinato ma impalpabile - di rendersi utile in qualche modo, spesso abbandonato a se stesso là davanti, non in grado di lottare fisicamente contro gli statuari difensori bianconeri e nemmeno abile a far valere la sua velocità, spesso annullata da un leggero contatto di spalla di Boumsong o Kovac.
Non si sa bene che cosa avesse in mente Zeman quando ha scelto di schierare il napoletano, peraltro reduce da una prestazione molto negativa, piuttosto che Osvaldo. Magari pensava di preservare l'argentino, assente da quasi un mese, per inserirlo poi in corsa e sfruttare la sua freschezza contro una difesa bianconera già provata; o, ancora, è possibile che il tecnico abbia voluto così completare l'opera di afflizione nei confronti del sudamericano - dopo la squalifica e la multa - facendolo ripartire dalla panchina, così impara a dare di matto. Può darsi pensasse di giocare - come in effetti è stato - più coperto nel primo tempo, sperando magari nel contropiede buono, per poi aggredire con più convinzione nella ripresa. Boh.
Quello che si sa è che il Lecce si è subito accorto della differenza di peso specifico tra i due, appena l'argentino ha messo piede (col saltello sul destro) in campo al quarto d'ora della ripresa: palla sradicata dai piedi di un attonito Boumsong, contrasto vinto e assist perfetto per l'arrembante Valdes, ancora una volta disastroso al momento della conclusione, solo davanti al disperato Mirante. Finita qui? Certo che no, perché Osvaldo non ha avuto nessun impaccio a raccogliere lo splendido invito di Angelo, a perfezionare un'azione da manuale, una ripartenza da favola, con palla rubata sulla trequarti e strepitosa verticalizzazione di Giacomazzi. Roba da far vedere a Coverciano, ma forse anche nello spogliatoio del Lecce, per dimostrare come si debba giocare, cercando gli spazi in velocità e non ammassandosi al limite dell'area avversaria, inutilmente, lentamente, noiosamente.
Bellissima azione, l'espressione migliore di un Lecce diverso, sicuramente più sensato, efficace, quadrato, in grado di controllare, senza mai andare veramente in affanno, una Juve un po' involuta, spenta: nei suoi elementi di spicco, Nedved e
Camoranesi, troppo nervosa nei suoi terminali offensivi, Bojinov e Palladino.
Era, fino al gol dello 0-1 firmato da Osvaldo, il Lecce più equilibrato della stagione, una squadra non spettacolare ma intelligente, comunque sempre propositiva e mai sbilanciata, segno che si può cercare utilmente la vittoria anche senza regalare 40 o 50 metri al contropiede avversario.
Poi, è chiaro, se si commettono mostruosità come quella esibita da Juliano due minuti dopo il vantaggio, non si va da nessuna parte contro un avversario di questo livello. Ed è una verità che diventa ancora più evidente se alla Juventus si concede, dopo il gol del pareggio, anche una "nuova" superiorità numerica, con un'espulsione demenziale, da torneo parrocchiale, vistosa al punto da eliminare qualsiasi possibilità di recriminazione. Non pareva vero, sabato scorso contro il Crotone, di aver chiuso in undici...
Ne ha approfittato Bojinov, come risvegliato dall'assist involontario di Juliano e dalla libertà d'azione determinata dall'espulsione di Diamoutene, con Zeman impossibilitato ad intervenire avendo già effettuato i tre cambi, l'ultimo dei quali solo un minuto prima. Ci ha provato con Vives centrale e poi Giacomazzi temporaneamente difensore centrale: tutto inutile, sepolto sotto il 4-1 finale che tuttavia è meno preoccupante del crollo di sabato scorso col Crotone. Perché comunque questa prestazione indica una strada utile e delle priorità da rispettare. Una su tutte: scegliere sempre la formazione migliore, quella si all'altezza di qualsiasi confronto.
Fonte: Giovanni Camarda, Nuovo Quotidiano di Puglia