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Addio Jurlano, papà del Lecce
Semeraro: Era un personaggio unico che ha fatto tanto per il nostro calcio
di Elio Donno
LECCE - La notizia si è diffusa in un baleno, passando di bocca in bocca in Piazza S.Oronzo ed in Piazza Mazzini, abituali luoghi di ritrovo dei tifosi:«E' morto Franco Jurlano». Sì, perché per tutti, lui era Franco, uomo del popolo, cresciuto nel quartiere S.Rosa, che, con i tifosi, aveva instaurato un costante rapporto dialettico di 'amore-odio' litigando spesso ma poi dialogando e brindando con loro.
Subentrò con una cordata nella quale vi era anche Giovanni Semeraro nel 1976 nella guida societaria, ponendo fine alle gestioni commissariali che si erano alternate nel Lecce.Ma Semeraro si allontanò poco dopo salvo ad acquisire la maggioranza azionaria nel '94 «Avevamo due caratteri diversi -ricorda Semeraro - lui esuberante, ansioso, io piu' freddo e riflessivo. Comunque, era un personaggio unico. Ho sempre apprezzato quanto ha fatto per il calcio leccese».
18 ANNI AL COMANDO - E' stato in plancia di comando 18 anni,assieme al ds Mimmo Cataldo, col quale si integrava a vicenda: due caratteri diversi ma assimilati: irruento Jurlano, riflessivo e temporeggiatore Cataldo, cui delegava totalmente le fortunate scelte tecniche.
Salutò da Presidente la prima promozione del Lecce in serie A.Correva il 1985. In panchina c'era Eugenio Fascetti. Lo stadio di via del mare, completato negli anni '70 era inadeguato. Fece fuoco e fiamme ed ottenne dal Comune che fosse rifatto in 100 giorni. Quando l'impianto riaprì i battenti guidò il suo amico Costantino Rozzi, la cui impresa aveva eseguito i lavori, in un giro di campo.
In un'epoca in cui non vi era la legge Bosmann ma non mancavano i Presidenti mecenati organizzò un modello societario autarchico, chiedendo ed ottenendo contributi a Comune e Provincia, utilizzando proventi pubblicitari e guidando, tra i Presidenti, quella che fu definita la rivolta contro Rai e Totocalcio. Si vantava di aver costretto la Rai a pagare per le riprese e le cronache («sennò-minacciava - voi non entrerete negli stadi e noi andremo alle emittenti privater») così come guidò l'azione per l'aumento dei proventi del Totocalcio.
Fu consigliere di lega e consigliere federale e una volta per eccesso di generosità, fu protagonista di un insolito episodio: seguì da una panca al di qua della recinzione una gara del Lecce (cosa non consentita ad un consigliere federale). Dopo il gol del Lecce svenne e la sua foto in barella, nel recinto del campo, fece il giro dei giornali. Fu squalificato.
Era solito svegliare Cataldo alle sei di mattina quando - diceva - «la notte porta consiglio» ; così come era solito di prima mattina chiamare i giornalisti per chiedere di riportare sue dichiarazioni o per commentare pezzi che non condivideva.
Sanguigno, passionale quanto generoso, si imbronciava dopo un litigio, ma si commuoveva quando poteva stringere la mano a chi aveva con lui discusso animatamente.
Se ne va insomma un personaggio unico, un uomo che segnò la fine delle gestioni precarie alla guida del Lecce. Quasi vent’anni sino al '94. E' come se fosse ieri Il Presidente della Provincia Giovanni Pellegrino ha detto che con Jurlano se ne va «un pezzo importante della vita cittadina che non ebbe per intero l'apprezzamento che avrebbe meritato. Di lui ricordo la generosità, l'impegno nel lavoro, la forza che aveva nel superare ostacoli che sembravano insormontabili».
Fu presidente dal 1976 al 1994
La scomparsa di Jurlano portò il Lecce per la prima volta in A
di Elio Donno
LECCE - E' morto ieri sera, nell'Ospedale di Lecce, il Gr.Uff. Franco Jurlano, presidente del Lecce dal 1976 al 1994. Aveva 79 anni e da tempo lottava con grande forza di carattere con una malattia che, quando si presentò, lo indusse a lasciare la presidenza del Lecce.
Jurlano, assieme al ds Mimmo Cataldo, che fu prezioso collaboratore e consigliere, ha legato il suo nome alla storia del calcio giallorosso per circa 20 anni.
Protagonista della prima storica promozione del Lecce in serie A, nel 1985, allenatore Fascetti, si vantava di aver sempre tenuto la squadra nei campionati professionistici. Riuscì a gestire la società col provento degli incassi, con contributi di enti e associazioni, con un sagace utilizzo dell'immagine e con una cura del vivaio: giovani come Moriero e Conte, poi giunti in Nazionale, furono allevati tra i giovani leccesi. A ciò si aggiunse l'abilità di Cataldo nel tesserare giovani sconosciuti che, valorizzati, consentivano di quadrare i bilanci. « Se ne va un grandissimo Presidente », è stato il commento del sindaco Adriana Poli Bortone. « Ho il ricordo vivissimo di una figura effervescente - ha detto -
addirittura esuberante in certi casi, comunque un vero appassionato di calcio e un grande competente di questo sport. A lui ogni tifoso leccese resterà legato per sempre. Del resto, passerà alla storia giallorossa come il presidente della prima storica promozione in serie A. E c'è un aspetto da non dimenticare legato alla sua quasi ventennale gestione: quello di aver creato una società fucina di giovani talenti, molti dei quali approdati in Nazionale. Praticamente una generazione di fenomeni. Con la morte di Jurlano se ne va un pezzo di storia di questa città e della sua squadra di calcio » .
qui una foto di Jurlano (nella foto a sinistra) insieme con Farina (presidente del Modena), Ceresini (Parma) e Dino Viola (Roma). Un’immagine che risale al dicembre 1986
e qui un'altra foto