Si rivedono Campedelli e il Chievo che ripartirà dalla Serie D dopo l'accordo con la società gardesana del Sona.
È partito il conto alla rovescia. Questioni di giorni e l’accordo tra il Sona e Luca Campedelli, già presidente del Chievo Verona, sarà ratificato con una conferenza stampa. Il luogo, quasi sicuramente, sarà la sede del pastificio Avesani, sponsor del Sona, e in quell’occasione finalmente verrà alzato il velo su tutti i dettagli di una trattativa iniziata mesi fa e portata alla luce ai primi di febbraio da L’Arena nonostante i mille depistaggi, le mezze parole, le frasi dette e poi goffamente smentite. Al momento sono tutti da scoprire i termine dell’accordo di una trattativa che per decollare e arrivare alla firma aveva come condizione sine qua non la permanenza del Sona in Serie D. Obiettivo raggiunto senza passare dalla tagliola dei playout da Filippo Damini che, nonostante l’impresa, è stato tagliato dalle dirigenza rossoblù. Fedelissimo. Una mancata conferma, ipotizziamo, figlia dell’accordo nascente con quella parte dell’ex Chievo che vede in campo, oltre a Luca Campedelli, anche il team manager di lunga data Marco Pacione. L’ex giocatore della Juventus e del Verona ha visto dalla tribuna di Sona, assieme a Campedelli, diverse partite dei ragazzi di Damini avvalorando tutti gli spifferi diventati nel corso delle settimane pensieri, indizi, prove e ora certezze. «Ormai siamo alle battute finali. Ci sono da limare solo alcuni dettagli prima della conferenza stampa che sarà la prossima settimana», afferma al telefono, con i consueti modi professionali ed educati, Marco Pacione. Difficile se non impossibile... rubare qualche anteprima all’uomo di fiducia di Campedelli, uno dei pochi rimasti dopo la fine della favola del Chievo Verona. Le mille domande e curiosità rimangono inevase e rinviate alla conferenza stampa. Nulla sul nome (SonaChievo o Chievo Sona?) e niente su chi avrà il compito di allenare la squadra e ancor meno sulle cifre dell’accordo e sulle percentuali di proprietà della nuova, immaginiamo, società. Stadio e panchina. Difende palla, da vero campione, Pacione, attento a non uscire dal seminato di un rigoroso silenzio che le due parti in causa - Sona e Campedelli - si sono promesse. «Non vorrei passare per reticente ma non mi sembra giusto anticipare nulla anche perché ci sono delle cose ancora da definire», riprende Pacione, che una cosa però sottolinea. «Sì, giocheremo quasi sicuramente allo stadio Comunale di Sona. L’allenatore? Beh, quando c’è un accordo il punto in questione non è marginale e non fa parte dei dettagli. Ma vi prego, non insistete perché anche su questo punto, al momento, non ho nulla d’aggiungere», replica a proposito dell’identità, ventilata, che sulla panchina della futura squadra possa accomodarsi Christian Maraner, vice di lungo corso di Rolando Maran e nome caldissimo, stando ai rumors. Inutile insistere: Pacione rimanda al mittente tutte le successive domande. Riserbo. Non va meglio sulla sponda del Sona dove il deus ex machina Gianmarco Valbusa si dimostra, come sempre d’altronde, parco di parole, pur ribadendo il fatto che i tasselli sono ormai quasi tutti al loro posto. Valbusa insomma conferma che la trattativa è quasi conclusa e che il vero problema - per così dire - è a questo punto quello di trovare il giorno giusto per la presentazione ufficiale dell’accordo. «Potrebbe essere lunedì mattina nella sede del Pastificio Avesani come potrebbe slittare di qualche giorno. L’allenatore? C’è una rosa di nomi al vaglio. Magari già sabato sappiamo qualcosa. Certo se non parla Pacione non parlo nemmeno io», ride Valbusa dall’altra parte del telefono. «No, non siamo insieme in questo momento, io sono sul lago a Sirmione», continua il dirigente rossoblù, che non nasconde però le ambizioni della società nascente. «Io non voglio perdere nemmeno al calcio balilla, figuriamoci sul campo a undici... Da qui a dire che puntiamo a vincere il campionato ce ne corre. Sappiamo bene che il calcio giocato è diverso da quello parlato. Di certo giocheremo a Sona e mi auguro anzi che il Comune dia un’accelerata all’sulla copertura della tribuna per rendere l’impianto degno della Serie D». Almeno per ora. (L'Arena)
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