L’era De Picciotto potrebbe essere tramontata e le sue quote (in percentuale, al momento, il 39% circa), potrebbero restare all’interno della proprietà giallorossa, quindi senza l’ingresso di un altro nuovo socio.
Il silenzio osservato dal maggior azionista dell’US Lecce dura ormai da settimane, assente sempre in tutte le occasioni riguardanti i festeggiamenti, assente da quel giorno (sabato 6 maggio, Lecce-Pordenone) in cui la curva lo ha fischiato quando è stato pronunciato il suo nome durante la premiazione della squadra promossa in serie A. La delusione dell’azionista di maggioranza sembra essere stata più grande di tutti gli investimenti e gli sforzi fatti per il Lecce in questi anni, al punto di decidere di gettare la spugna. Saverio Sticchi Damiani, proprio quella sera, subito dopo la partita, aveva parlato di fraintendimento tra tifosi e De Picciotto. Il presidente del Lecce, conoscendo da anni il suo socio di maggioranza, e quindi il suo modo di approcciarsi (talvolta molto pragmatico), ma anche consapevole della passione con la quale De Picciotto aveva accompagnato il Lecce in ogni suo passo nell’esponenziale crescita (come quella del passaggio dalla serie C alla serie A in soli due anni); aveva provato a gettare acqua sul fuoco. Proprio lo stesso presidente, nella conferenza stampa indetta in seguito alle dichiarazioni di De Picciotto alla vigilia di Lecce-Pisa riguardo ai debiti della società (dichiarazioni che avevano sollevato malcontento nella tifoseria), aveva spiegato che l’obiettivo principe era proprio quello di riportare la società alla situazione originaria: “Abbiamo viaggiato da soli in questi due anni – aveva detto – E nel contesto Covid ci siamo trascinati dalla alla B contratti sottoscritti prima della pandemia, con dei sacrifici straordinari dei soci”. Poi aveva aggiunto: “…alcuni debiti sono controbilanciati da crediti che lo stesso club percepisce nel corso della stagione, per esempio quelli dalla Lega […] Poi ci sono altri debiti per i quali garantiscono i soci, tutti, nessuno escluso, con garanzie personali; e cioè delle persone fisiche che compongono l’US Lecce. Qui siamo tutti soci finanziatori. E per non far mancare niente alla squadra, al pubblico, al territorio; garantiamo con risorse personali”. Tuttavia la completa assenza di Renè De Picciotto dalla scena in un momento di festa così atteso (e del quale anche lui, quindi, era artefice) non lascerebbe spazio ad altre interpretazioni se non a una probabilità (che sembrerebbe assai concreta): De Picciotto starebbe per lasciare. Ma come lascerebbe? Come vende le sue quote? Le cede a un prezzo ragionevole? Le cede a prezzo di mercato? Le cede all’interno della società? A nuovo socio? (Quest’ultima ipotesi è molto improbabile per il diritto di prelazione) Al momento, comunque, si percepisce che il banchiere svizzero ha deciso di uscire definitivamente di scena. Un possibile scenario sarebbe quello che a farsi carico dell’intero pacchetto lasciato da De Picciotto, sia proprio il presidente Saverio Sticchi Damiani che potrebbe essere disposto a fare un sforzo personale. A quel punto, aggiungendo l’attuale 39 per cento di De Picciotto al suo attuale 29 già in possesso, arriverebbe a quota 68 (circa, in attesa che le percentuali vengano diluite), diventando così non solo il maggior azionista, ma anche l’azionista di maggioranza: il “patron” del Lecce. A meno che, una volta rilevato le quote, non ritenga di valutare altre ulteriori soluzioni. (CorriereSalentino)
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